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Magistrale articolo-testimonianza sul dramma della bruttezza maschile

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2019 03:18
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Post: 1.335
Città: MILANO
Età: 27
Sesso: Maschile
28/11/2019 01:53

" Siamo in un'epoca in cui si nega il problema delle discriminazioni verso le persone considerate tutt'altro che attraenti. Il modus operandi tipico, dato che i cosiddetti normali faticano o non vogliono prendersi la responsabilità di ammettere questo andazzo - per sfuggire dall'etichetta di superficiali - , è scaricare la responsabilità del fallimento esistenziale sul carattere dei cosiddetti sfigati. Comodo. Se questi - principalmente uomini - lamentano, com'è giusto, di essere dei poveri emarginati esclusivamente per il proprio aspetto esteriore, si obietterà sistematicamente su questo palese ed evidente assioma negandolo e rigirando la frittata beffardamente, colpevolizzando e puntando il dito sulle incapacità relazionali della vittima o, peggio ancora, asserendo che il cattivo rapporto con gli altri sarà dovuto, secondo un delirio da Programmazione Neuro-linguistica, a una sorta di "specchio riflesso" tale per cui i pessimi rapporti interpersonali sarebbero da attribuire a certi conflitti interiori irrisolti, provenienti anche da molto lontano, ma che una volta risolti permetterebbero di uscire da questo tunnel. Bella stronzata, diremmo noi. Ora, è vero che un cattivo carattere o un approccio sbagliato può causare danni nell'ambito relazionale, ma immaginiamo il caso-tipo di un ragazzo che senza aprire bocca o esule da qualsiasi stigma evidente e conosciuto relativo al di lui carattere venga sistematicamente scartato, deriso o malvisto ed antipatico a pelle: come si fa a negare che l'aspetto del tizio in esempio non possa aver inciso in un primo impatto?

E' un problema gravissimo. Da non sottovalutare e che a volte trascina nel baratro chi ne soffre. Chiaramente, ed è bene specificarlo, questo riguarderà quasi esclusivamente chi abbia avuto la tragica sfortuna di essere gravato da un aspetto palesemente sgradevole, il che comunque non deve far minimizzare la questione solo perché si parlerebbe di pochissimi individui. Tutti hanno diritto a un'esistenza degna, a poter, anche con un aiuto solidale, risolvere i propri problemi; ma è indubitabile che nei casi più gravi, spesso, purtroppo, è impossibile dare a quei poveri sfortunati senza potenziale una vita veramente felice. Però è moralmente indispensabile alleviarne la sofferenza. Come? In primo luogo, ed è questo il punto fondamentale, lasciarli in pace: ma questo non accade, anzi. I cosiddetti brutti conclamati spesso subiscono soprusi, umiliazioni ed un trattamento disumano, che acuirà fatalmente e spesso senza ritorno il loro disagio. Chi attua e finalizza l'odio e la derisione verso i più o meno "cessi" merita una punizione, morale e materiale. Questo in parte già avverrebbe, ma sono pochi i casi di chi riesce a portare in tribunale e vincere contro i propri aguzzini. Anche un giudice, il più probo, sarà condizionato dal medesimo Bias e fatalmente assolverà o nemmeno vorrà condannare chi abbia una faccia normale o al fin gradevole nel triste contrasto con un poveretto vittima prima di tutto di una natura maligna, di un destino cieco, di una genetica bastarda.

Nessuno ha colpe di questa situazione? No. Io ne parlo perché ahimè ne sono coinvolto. Io ho poca colpa per il mio aspetto; gli altri invece hanno tutte le colpe del mondo e sono solamente delle merde per avermi trattato schifosamente per qualcosa di cui non ho colpa, giacché nessuno sceglie il proprio aspetto. E non ho un aspetto mostruoso come molti penserebbero dal leggere queste righe. Basta poco, a volte, per essere considerati indegni. A volte si riscontrano esteticamente "indegni" che passano indenni da quelle forche caudine assimilabili a un nazismo estetico vero e proprio, che anzi sono stati accettati e financo " le danno " al diverso di turno quando anch'essi lo sarebbero. Ma son stati fortunati giacché nessuno, al contrario di me, gliel'ha mai fatto pesare. Curioso. Ancor più curioso, poi, è come si usi spesso dire che lo sfigato di turno subisce certe dinamiche perché sia lui " che le permette agli altri ". Ma, in realtà, non io ho mai permesso nulla e le mie, spesso immediate, difese sono puntualmente state tutte vane, a meno di trovare un " normale " che si schieri dalla mia "parte". Quante volte ho coinvolto mio padre per difendermi e quante volte il suo intervento ha affievolito certi odiosi comportamenti contro di me? Spesso. E questo mi ha fatto altrettanto male, perché in quei momenti capii che qualsiasi cosa potessi fare, dire, in risposta ai maledetti bulli non serviva; però le medesime risposte o azioni profuse dal mio genitore servivano, mio padre era rispettabile, lui valeva, la sua parola poteva "incidere". Io no. Naturalmente sia mio padre che mia madre, facendo anche loro parte del pacchetto " cattivo rapporto con gli altri ", non si risparmiavano di farmi sentire in difetto dicendo, a volte, a chiare lettere, che ero una sorta di pirla che non sapeva difendersi. Ma non era vero. Io mi difendevo, rispondevo a tono, ho anche alzato le mani, ma per me non è contemplata in questa vita la vittoria o la pace e quindi tutto cadeva nel vuoto lasciandomi a un truce senso di impotenza. Anzi, siccome " me la prendevo " si divertivano a farmene sempre peggio, liquidando ogni porcheria sotto l'etichetta di scherzo, a ulteriore offesa dell'intelligenza. Guai però se "scherzavo" io, alla di lor maniera. Al sottolineare questa difformità, spesso mia madre se ne usciva dicendo che, in estrema sintesi, questa è una dinamica tipica di chi viene messo sotto ed è schiacciato dalla malevolenza altrui. Ed è una situazione senza soluzione. Ma perché tutta questa malevolenza? Adesso lo so. Ma l'idea che abbia subito tutto questo schifo per un qualcosa di cui non ho colpa, la mia faccia in pratica, mi fa stare male peggio di credere che tutto il male si sia palesato per miei vulnus caratteriali.

Allora, ai tempi, ero poco consapevole e indottrinato nella mentalità negazionista su cui sto puntando il dito, ossia credevo che tutto fosse nel mio atteggiamento o nel mio " carattere ". No. Tutto il male che ho ricevuto e tutto il bene che non posso avere, che mi è negato, è dipeso solamente da che faccia avevo e tutt'ora ho. Solo cambiando la mia faccia, io potevo, posso, potrò, potrei uscire davvero da questo "male" e poter essere loro pari. Naturalmente, ad ulteriore beffa, mi è capitato che facce come la mia o giù di lì non subissero niente, anzi. E non erano nemmeno ragazzi con caratteri migliori del mio. Lo so, ne ho avuto esperienza diretta a mio ulteriore dolore e posso aggiungere, al netto di soldi o status in gioco tanto strombazzati che quei miei omologhi non erano né ricchi né potenti. E allora? L'ultima carta, quella contro la quale posso solo abdicare e prendermela ancora di più col Caso è la Dea bendata. Sì. La sfortuna/fortuna. Con quella c'è ancor meno da fare. Ma si può avere una vita sotto scacco del benvolere o il malvolere del Caso che a volte può far sì che a parità di situazioni di partenza o di mancanze vada bene nonostante tutto o vada male senza appello? Io non ci sto. Ma non mi ammazzerò né ammazzerò per questo. Posso solo vedere la mia vita fuggire via verso un Nulla da cui sono provenuto senza aver visto la Grazia. Mi sento come uno che è stato al Mondo come una sorta di Yang altrui: la mia persona, il mio aspetto datomi da un Caso negativo, principalmente, ha reso di me una contrapposizione allo Ying di chi era, secondo lui, nel diritto di prevaricarmi dall'alto del proprio Caso positivo e di egoboostarsi dinnanzi alla mia ontologica inferiorità, sfiga, forte della sua normalità non voluta ma felicemente goduta, della sua vita vissuta, della gioia, dell'amore e dell'accettazione, tutte droghe che ubriacano e che conducono a volte a voler stravincere nella vita prendendosela animalescamente con un povero cristo sfortunato. Sono servito allo schadenfreude altrui. Sì. Questo è stato ed è il mio ruolo in questo universo, in questa Terra nata per una serie di cause fortuite ed irripetibili e sviluppatasi fino a consentire la nascita di una Specie come la nostra, la mia, consapevole anche del male di cui sto parlando in queste righe e che corruga come abissi la mia anima. Avere la vita, la vita umana, e non poterla vivere è una tortura sopraffina. Ma io tutto sommato sono sereno, perché sono giunto ad una consapevolezza che non avrei avuto se fossi stato una persona " normale ": siamo in realtà solamente materia in mano al Caso cieco ed imprevedibile. Non c'è nulla oltre che possa salvarci e tutto è nelle nostre vite più o meno vissute e vivibili a seconda di un più o meno ottimale posizionamento/sviluppo dell'ossatura facciale. Questa, oggi più che mai, è la condizione base per vivere la vita, per avere una degna vita. Mica solo per l'" Amore ". "
[Modificato da Saverio96 28/11/2019 03:18]
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