Poter diventare "Qualcuno" nella vita non è semplice come può sembrare. Nel Mondo odierno, oggi più che mai nella storia dell'umanità, il pieno soddisfacimento dei bisogni fondamentali è indissolubilmente legato all'aspetto esteriore che ci è toccato in sorte o che abbiamo costruito nel tempo con i comportamenti virtuosi ma anche con gli errori.
Le parole e le chiacchiere motivazionali stanno a zero: se non sei attraente certi lavori o mestieri non li puoi proprio fare.
Potrebbe sembrare la scoperta dell'acqua calda, è vero, ma non parliamo di diventare fotomodelli o top models, anche per un lavoro qualsiasi il principale parametro di selezione ( inconfessabile ma chiaro ) è l'aspetto del candidato. E' una questione essenzialmente di credibilità: nient'altro. Essere credibile in un certo ruolo. Così, possiamo dire tranquillamente che non vedrete mai un dentista con i denti marci, così come un medico malaticcio, così come un operaio baciato da un'atrofia muscolare. Questione di credibilità.
Il caso traccia la strada. Si potrebbe chiamare anche destino genetico. O epigenetico. La sostanza è che la tua vita sarà tanto più degna di tal nome tanto più ti sarai scostato dalla infamia estetica, tanto più sarai in pari od oltre la soglia della sufficienza estetica. Se sei al di sopra, ma anche in pari o poco sotto tale soglia, la tua realizzazione come individuo non è in discussione minimamente e chi si trovasse in questa condizione può ragionevolmente accettare il sentirsi dire " Dipende tutto da te! ".
Se sei sotto tale sufficienza, molto spesso, al netto di qualità caratteriali rare che compensino la sfiga genetica, tutto diventa traballante ed incerto o, per meglio dire, è molto facile che non sarai accettato socialmente con tutti i disastri che ciò comporta nella strutturazione della personalità, processo fondamentale in cui non è ammessa recidività di errore: se in età adolescenziale non puoi inserirti socialmente giacché non accettato socialmente la partita-vita può già considerarsi chiusa, in un certo senso, per palese inadeguatezza. O inferiorità, che a dir si voglia.
C'è però chi ne è uscito da questa spirale che non permette quella che è la vera nascita, quella per certi versi reale. Chi? Facile dirlo. Chi è sostanzialmente e oggettivamente migliorato esteticamente. In ogni caso, questo soggetto-tipo non sarà stato quasi mai immune dalle forche caudine della mancata accettazione anche se sia nato ricco, o di famiglia rinomata, poiché nell'età fondamentale per lo sviluppo emotivo e caratteriale, quell'età lì, conta solo l'aspetto e chi si " rifarà " più avanti nel tempo non potrà comunque sentirsi pari, simile, al bullo che è sempre stato comunemente additato come attraente e popolare a prima vista ( grazie a un aspetto adeguato, anzitutto ).
Il gap emotivo tra queste due tipologie di maschio sarà come mettere di fianco due universi opposti: nel primo, nel cosiddetto " sfigatello ( per il proprio aspetto, anzitutto ) ", prevarranno sentimenti di disistima, insicurezza, timidezza e paura del confronto nate all'ombra del dolore spesso profondo e non manifestatosi del rigetto sociale più o meno grave che non gli ha permesso di appartenere al gruppo di quelli " che vanno bene ", con conseguenze a cascata su autostima e capacità relazionali, le quali a loro volta si riverbereranno su qualità della vita, reddito mensile e finanche salute ed aspettativa di vita. Perfino la mera sopravvivenza sarà messa in pesante discussione nei casi più seri di indegnità estetica o di alienazione, quest'ultima comunque molto difficile a palesarsi senza episodi chiari e continuati di rigetto sociale sotto forma di bullismo, psicologico anzitutto ( il più dannoso ). Nel secondo tipo, nel " figo ", prevarranno sentimenti di elevata autostima, sicurezza, spavalderia e tutto ciò che può conferire di bene il sentirsi degno di appartenere e di potersi specchiare in ciò che è gradevole, buono, armonioso, degno di esistere e di essere, pienamente, con positive e importanti ripercussioni in ogni aspetto della vita. L'"accettazione" è tutto, e tutto può realmente partire da questa base.
Non c'è una via di mezzo tra due questi due opposti, o meglio, può al più capitare che un medesimo soggetto viva questi due opposti in differenti ere esistenziali, causa deperimento estetico o, come detto, miglioramento esteriore.
Ogni lavoro su se stesso sarà pur sempre vano se si giace in un livello estetico basso, e per quanto ciò possa essere a propria volta un parametro che può ricadere nell'ambito della soggettività, ciò che conta sarà sempre il Vissuto personale. Chi ha vissuto "certe brutte cose", così come chi NON ha vissuto "certe belle cose", meritatamente ( perché... cesso ), o meno ( altre motivazioni, qualunque esse siano ), sarà estremamente difficile possa cambiare dentro, davvero.
E' come un vaso di cristallo che cade e si rompe in mille pezzi: il processo è irreversibile, non sarà mai " quello di prima " e dovrà fare i conti per il resto della vita con un dolore talora pesante ed irrisolvibile: quel " ciò che non è stato ". Tutto il male che può aver passato chicchessia in virtù delle proprie mancanze, o meglio di ciò che di egli se ne vede - la propria esteriorità negativa- che spiegazione avrebbe, allora? A cosa serve o a cosa sarà servito? Non c'è una spiegazione vera ed è impossibile trovarla. Tutto sarà stato così com'è stato per un caso. E se sarai improbabile, anche questo sarà stato per un caso. Con tutte le conseguenze che ne derivano.
[Modificato da Saverio96 07/03/2020 03:00]