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Un dannato in paradiso by GioRisi

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2020 18:50
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Città: MILANO
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Sesso: Maschile
14/01/2020 18:47






" L'altro ieri ho deciso dopo notevoli turbamenti di riaprire il cassetto dei miei ricordi fotografici. Con la mia fidata Nikon Coolpix feci parecchie foto di panorami e paesaggi. Potevo, avrei potuto, ritrarmi con sullo sfondo quegli stessi panorami e quelle immagini naturali da me colte ma io non appaio, se non per un ritaglio di viso riflessosi nel retrovisore esterno della mia auto mentre immortalavo seduto al posto di guida uno scorcio di paesaggio. Avrei voluto magicamente allargare quel ritaglio fino a rivedermi com'ero, per fare un raffronto se nel frattempo sia invecchiato e peggiorato, ma non si può. Una volta per sbaglio mi feci una sorta di selfie, ma cancellai quella foto. So che però si potrebbe recuperare, con un banale programmino software, dalla SD card da cui era stata cancellata. L'obiettivo sarebbe di rivedermi. Mi mossi per recuperare quella foto, ma non perfezionai quella nerdata e a tutt'oggi posso dire di non aver mie foto personali che mi ritraggano nell'intervallo temporale tra l'inizio del 2003 e la fine del 2012. Ben 9 anni, quasi dieci. Sia quella del 2003 che del 2012 sono state fototessere, fatte per documenti essenziali. Colmai questo gap fotografico nei miei confronti gradualmente nel tempo, a partire dall'estate 2013, come a voler riallacciare i fili con me stesso: una foto di profilo, un'altra più ravvicinata anch'essa di profilo e poi dall'alto, sopra la mia testa, per finire più recentemente a farmi ritratti frontali, con i più svariati dispositivi.
Questa timidezza verso me stesso mi ha sempre fatto riflettere. E' come quegli attori che non si rivedono mai nei film in cui hanno recitato, mi verrebbe da dire. Questa timidezza da cosa nasce? Oggi posso dire che era la volontà, indotta, suggerita, di voler vedere me stesso nella realtà come soltanto una mente, uno spettatore ritrovatosi senza volerlo a contemplare la vita senza potersi immergere in essa, come un gabbiano che vola sopra il mare ma non ha becco per pescare. Uno sfiorare l'acqua, uno sfiorare la vita, insomma. Ora so che non sono mai stato un attore che reciti la vita, alzandosi la mattina, vivendo davvero, salendo sul palco ed incontrando altri attori più o meno inconsapevoli di esserlo nel teatro della vita, ma sono stato più un uomo di quelli senza copione, doti mimiche e virtuosismi, che ha le physique du role più adatto per fare una veloce comparsata, che possa conferire al più inquietudine e sconcerto in una scena in cui i protagonisti, quelli che compaiono per primi nei titoli di testa, danno fiato alla loro voce e riescono a trasmettere un'emozione con la loro semplice ma potente espressività. Io sono stato una comparsa, a volte, più spesso un lavoratore sul set, di quelli che portano l'acqua, ma quasi sempre solo uno spettatore che scalpitava per salire sulla scena ma non aveva i gradi per recitare, nè tantomeno le physique du role. La mia personale timidezza anche verso me stesso ha la sua genesi in questo profondo e per molto tempo da me stesso rifuggito senso di inadeguatezza, senso che non può trovare radici se non nel sapere, anche inconsciamente, di non essere adeguato e di non avere armi ulteriori che avrebbero potuto compensare questa mancanza.
Un aspetto esteriore inadeguato conduce talora a defilarsi dalla vita. Gli altri, venuti su normali, adatti, te la fanno notare questa inadeguatezza e il conseguente dissenso nei tuoi confronti si sublimerà sotto forma di indifferenza, se va bene, ma molto spesso si manifesterà con forme di rigetto. Loro, quelli normali, sono come auto provenienti da una catena di montaggio senza intoppi in fase di costruzione che finiscono tutte parcheggiate in attesa di bisarche. Quelle bisarche sono targate " Vita ". Cos'è successo a me, a quel fantasma vivente che incarno? E' finito il tempo di eludere il problema: a me qualcosa, anzi più di qualcosa, è andato storto in fase di costruzione. Fino ad un certo punto quasi tutto andò bene, poi la catena di montaggio si è biforcata: loro, i normali, sono andati da una parte, da un lato; io sono terminato su un binario morto che non porta da nessuna parte, o meglio, in un parcheggio antistante, defilato, a un passo dal paradiso.
Io, un dannato in paradiso, sì. Quelle bellezze naturali da me immortalate, non mi appartenevano, ecco perché non c'ero mai. Non ero degno di accostarmi ad esse così come non sarei degno di accostarmi al mondo che le contiene, che le custodisce. Io non c'entro un cazzo qua. Sono fuori posto e non posso fungere, in questo mondo. Ogni cosa è, entro certi limiti, impregnata di bello ed ancorata a quello stesso paradiso che non ci aspetta, dopo, ma che è gia qui, per parecchi. A quei parecchi, molti, si contrappongono pochi altri, sennò avrei detto tutti.
Si dice spesso: " tutti hanno un qualcosa da dare, tutti fanno al caso, tutti possono bla bla bla...". Non è vero. Non tutti ce la possono fare. E chi non ce la fa è un maledetto dannato in mezzo ai beati. Come riconoscere i dannati? Ci sono ma non li vedi quasi mai, sono pochi. Uno di quei pochi sono io. E tu, beato, non mi hai mai visto, o quasi. Ma ci sono. Ti ricordi di me forse perché una volta mi hai irriso, o schifato. Come riconoscere i beati? Sono tutti su Instagram, sono quelli che tramutano in denaro il loro stesso essere, grazie solo al loro aspetto "paradisiaco" ottenuto per un casualità al pari di chi sembra, e per il fatto di sembrarlo poi ci diventa davvero, dannato. Se a questi beati gli togliessi il loro aspetto, le loro certezze, i loro sogni, i loro denari si trasformerebbero in nullità. Perchè aldilà dei buoni propositi e contorsionismi spiritualreligiosi ognuno di noi in fondo è nulla, fugace e passeggero vestito da angelo o demone, a seconda di un Caso benevolo e mai come oggi Paradiso, Inferno e perché no, Purgatorio, sono tutti qui. E non sono eterni. Durano poco e poi il nulla ci prende. Ognuno sarà preso. E dormiremo, senza che ci sarà mai un domani per riprendere le nostre vesti di bene o male a noi date da quel caso che ci rese beati o dannati. Saremo tutti uguali davvero solo in quel dominio fatto di assenza, di niente.
Torneremo in quel nulla, tutti. Credetemi, purtroppo è un'ovvietà: è più consolante ritornarci dopo essere stati in paradiso, dopo essere stati graziati dal caso di un aspetto similangiolesco che ritornarci dopo aver visto l'inferno causa un aspetto incasellato come demoniaco, disastroso, infame. Se penso a quello che ho perso, non basterebbe l'universo intero per contenere un fragoroso gemito di rimpianto e sarei accompagnato da tanti in questa medesima eiezione di dolore. A volte vorrei salire di forza sul palco e recitare la vita ma non ho le physique du role e non conoscerei nemmeno il copione. E non è una tragedia che si rappresenta, non è uno spettacolo comico e tantomeno un horror. Sul palco stanno recitando il paradiso e hanno tutti la maschera giusta. Niente physique du role per me, ed è solo questo dettaglio che mi fotte, chechenedicano i vari incantatori di serpenti che si sono prodigati a nascondere la verità dietro mille scuse e patetiche spiegazioni udite come mantra pronti però a dissolversi come neve sulla cruda realtà. Basta jolly, basta barare. Sono inadatto? Bene. Basta truffare con discorsi sul carattere, tanto lo so ormai perché mi è andata male, a me come ad altri. Ma noi reietti assurdi solo per aver delle facce perplimenti e "particolari", noi che saremmo veramente nella merda e che per sfortuna/fortuna - a seconda dei punti di vista -non siamo come molti altri che si sono iscritti a questo club maledetto lagnandosi perché non schiacciano la figa da 8 ma si devono accontentare di quella da 6, siamo pochi? No. Nei grandi numeri, no. Unendoci potremmo farcela. Se non ci fosse stata unione di intenti, voglia di cambiare gli andazzi malefici, i Negri avrebbero ancora anditi separati dai bianchi in quel degli USA, solo per fare un esempio. Se fossimo in un mondo giusto si farebbe a gara per integrare e convertire i demoni, il "diverso", i disagiati, ma non lo si fa, tutt'altro, li si odia. Gli angeli non dovrebbero recitare l'odio. Chi incarna il bene non può fare il male, escludere, negare, privare del bene altrimenti dovremmo giungere alla conclusione che gli angeli in realtà sono demoni da far impallidire i demoni veri. Come sono raffigurati gli angeli e come sono raffigurati i demoni? A voi la risposta, ma è apparenza. Direi financo che sono proprio certi "angeli" a far diventare demone chi sarebbe stato tutt'altro. Da odio nasce odio. E chi è che professa l'odio, davvero? Gli angeli. Curioso.
La verità è che non esistono nè angeli nè demoni. Esistono persone graziate da un aspetto " giusto " e che grazie a questo possono vivere e persone vittime di un Caso negativo a cui è assegnata ipso facto una vita di merda solo per una faccia o un corpo sgradevole in base ai canoni vigenti. Tutto si gioca in questo terreno e oggi come oggi siamo in un'epoca in cui ritrovarsi dalla parte " giusta " significa ottenere il paradiso in vita e, conseguentemente, ritrovarsi invece macchiati da un aspetto errato significa spesso vivere l'inferno. Da vivi."
[Modificato da Saverio96 14/01/2020 18:50]
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