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" Per me è finita ". Ma è molto peggio per chi " Non è mai iniziata ". #3

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2019 01:59
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10/09/2019 01:41






Fonte: www.cos-mag.com/personal-process-safety/33277-knocking-on-heavens-door-the-spencer-beac...


Spencer Beach ( foto allegata ) lavorava come operaio specializzato presso una ditta di costruzioni di Edmonton ( Canada ). Un giorno, il 24 aprile del 2003 per l'esattezza, mentre posava un pavimento in Linoleum (TM) , materiale estremamente infiammabile, si innescò una reazione inaspettata: un bang sordo e il composto chimico prese fuoco avvolgendolo in un abbraccio mortale appiccicoso e caldissimo. Il ragazzo cercò disperatamente di scappare da quell'inferno. Era una torcia umana. Purtroppo la combustione e il calore venutosi a creare all'interno della costruzione consumò in breve tempo l'ossigeno nell'ambiente, rendendo impossibile aprire porte e finestre. Dopo aver lottato per guadagnarsi una via di fuga, inutilmente, cadde e stette per arrendersi al suo destino. Ma accadde qualcosa, qualcosa di straordinario. Mentre era senza conoscenza ebbe una pseudo esperienza di pre-morte, in cui vide la moglie che era in attesa del suo primo figlio.

Rinvenne. Si rialzò e accadde un miracolo: riuscì ad aprire la serranda del garage attiguo alla sala dell'incidente. Dopo pochi metri si lasciò andare sul prato antistante la villetta. Venne ritrovato dai soccorritori e portato in ospedale. Spencer aveva ustioni gravissime sul 95% del proprio corpo, ma era cosciente. Il fatto che fosse sopravvissuto, il fatto che un uomo con tali ustioni possa sopravvivere, era già un miracolo. Un medico gli diede appena il 5% di possibilità di sopravvivenza e chiese al ragazzo se voleva lottare per la vita o morire. Spencer aveva sempre in mente la propria moglie incinta di lui e il proprio primogenito non ancora nato e scelse di lottare.

Dopo decine di operazioni, dolori indicibili e una comprensibile disperazione e depressione, causata anche dal fatto che nei primi tempi era totalmente invalido e non poteva compiere la più minima azione, oggi, a distanza di più di 15 anni dalla tragedia appare orribilmente sfigurato sì, ma vivo. Spencer gira per il Nord America raccontando la sua storia nelle scuole, nelle aziende. Ha condotto diversi seminari sulla sicurezza nel posto di lavoro, è felice di aver lottato per la vita ed aver vinto. Un insegnamento importante, la sua storia. Come tante cose, ci si rende conto della loro importanza solo quando le si perde, o non le si raggiunge. Per lui, a dire il vero, non è mai "finita". E' stato solo un nuovo inizio. Ma dietro la sua voglia di vivere c'è stata una forte motivazione, la sua famiglia in primis.

Ha potuto abbracciare suo figlio, dopo qualche mese dalla nascita, non appena potè di nuovo compiere quel banale gesto. Quell'abbraccio di vita cancellò, seppur per un breve tempo, quello che aveva passato, gli fece mettere da parte il suo personale dolore, la sua convalescenza, il dolore dei suoi cari e dei suoi amici per un obiettivo grandissimo: vederlo crescere. Nonostante tutto, nonostante la tragedia, bisogna sempre guardare al domani, con speranza e lottare, fissarsi un obiettivo, grande o piccolo che sia. Il terribile incidente di Spencer è stato utile per aumentare la sicurezza sul lavoro in Canada, Paese che, dopo la sua tragedia e la sua testimonianza ha visto calare i morti su lavoro del 10% e i feriti gravi sul lavoro del 50%.

In ogni caso, per lui è finita, sotto un certo punto di vista, ma sia ben chiaro: prima dell'incidente era un bel ragazzo e ha vissuto. Questo è quello che conta, nella vita.



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Ora parliamo di un ragazzo che chiameremo " Marco ", che mi ha espressamente chiesto dopo essersi iscritto al forum di parlare della sua storia. Marco ha una malattia rara, la sindrome di Marfan, che colpisce una persona su 15.000. Come fare terno secco al lotto, al contrario. Ci vuole molta sfortuna. Cresciuto apparentemente normale, intorno ai 6-7 anni comincia a manifestare dismorfismi scheletrici: piedi valghi e piatti, postura erronea, magrezza costituzionale. Si aggiungono disturbi ricorrenti alla vie respiratorie, miopia grave, miastenia e chi più ne ha più ne metta. Ma Marco si impegna, fa le elementari cominciando a subire le angherie dei suoi coetanei e, come si suol dire, il buongiorno si vede dal mattino, sempre. Nonostante le sue problematiche riesce a prendere la licenza elementare. Alle medie però, nella pre-adolescenza, il rigetto sociale nei suoi confronti comincia a divenire insostenibile. Il bullismo, le piccole bastardate quotidiane non mancano e lo conducono alla psicosi.

Si ritira da scuola e si chiude in casa, comfort zone per eccellenza. I genitori assecondano la sua scelta dato che non c'era proprio niente da fare, se uno è rigettato socialmente si deve accettare e basta, non è dovuta né l'accettazione sociale né il banale rispetto tra persone. Dicono. Specie se si farebbe schifo al cazzo. Niente di strano, no? L'immobilità casalinga nella fase di crescita puberale fa sì che il buon " Marco " aggiunga al suo carniere una scoliosi che sembrava scampata dato che non gli era già insorta precedentemente, non si era manifestata pur facendo parte del pacchetto dei "marfanoidi". Si è però alla fine manifestata, con 90 gradi Cobb in pochi mesi.

Marco arriva all'età in cui avrebbe dovuto dare la licenza media che è un vero deforme, super-ectomorfo, magro, magrissimo tanto da essere preso per morto di fame pur mangiando come un bue, subendo compassione come fosse proveniente dall'Africa affamata. Ma è la sua costituzione fisica. Mettete sul piatto la derisione degli altri esseri umani, ciliegina sulla torta, ulteriore sfiga, dei suoi coetanei in particolare, che nel frattempo essendo normali hanno cominciato a vivere tramite gli amici, le scopate: tanta salute per l'anima. La loro.

Il vero problema di "Marco" sarebbe solo il suo rapporto con gli altri, in realtà, perché lui -dentro- si sente normale, esce, va in bici ma non passa la riga dell'inserimento sociale perché, per esperienza, sa che viene rifiutato, non è masochista. Non ci vuole molto a capire: lo perculano da lontano, perfetti sconosciuti.

E la schiena o il fisico non sono la prime cose che risaltano, il vero problema è la sua faccia che, purtroppo, non si può proprio camuffare. Marco è intelligente, ma non serve a un cazzo.
Conta l'aspetto, la genetica positiva: lui non ce l'ha, ce l'ha negativa anzichennò e fa giustamente un passo indietro nel "rapporto" con gli altri. Lui non ha " amici ", ha " nemici ". Lui non ha un elenco di " ex " ma ha un elenco di " One Itis ".

Dentro di sé sa già istintivamente come " va " e si adegua all'andazzo, anche se la sua decisione porterà come ulteriore beffa l'essere considerato asociale, " orso ". Chi è inconsapevole, ignaro, attribuirà sempre ed esclusivamente al carattere la colpa degli insuccessi relazionali, scambiando così la causa per l'effetto, della serie: sei asociale perché stufo di essere schifato dagli altri. La gente non ti schifa di certo perché sei asociale o hai un caratteraccio. Ci sono un sacco di bonazzi e bonazze asociali di default e con un carattere di merda che però sono pieni di persone solo perché belli o semplicemente normali. Sveglia.

Per " Marco " non è mai iniziata, ma è colpa del suo cervello bacato e del suo carattere, sia ben chiaro. Facciamo finta che sia così. Neghiamo la realtà delle cose, viviamo nelle favole, mi raccomando. Molti fanno bene a vivere nel mondo delle favole perché se si svegliassero capirebbero quanto anche per loro quanto non sia mai " iniziata ". I potenti e i ricchi vogliono questo, che i " più " dormano e si spacchino la schiena per un pugno di riso mentre loro se la spassano. Loro possono spassarsela proprio perché Voi vi spaccate la schiena, ricordatevelo. Dormite raccomando, lavorate e dormite. Questo potete fare.

Se avete la cattiva idea di pensare, o avete l'ulteriore sfiga di essere sensibili, fate la fine di Marco. Ah, dimenticavo: Marco è stato avvisato del suo "stato" da qualcuno che non viveva nelle favole e non raccontava minchiate sul carattere et similia: " Sei brutto ", " Fatti la plastica " , ma lui non recepì questi segnali. Lui... dormiva. Era meglio però se continuava a dormire, in quanto non poteva porre riparo con la chirurgia estetica, troppo costosa per un tipo che non può avere lavori ben pagati solo perché brutto o solo perché ha un semplice diploma ( costato caro: il bullismo alle superiori è peggio che alle medie ) e non la laurea.

Ma c'è da dire una cosa: se Marco avesse avuto un pediatra come si deve, in grado di capire da principio che covava una sindrome si sarebbe salvato per tempo. Avrebbe limitato moltissimo i danni. Peccato che il suo medico si fosse laureato con l'esame di gruppo, ossia il bravo o il secchione ( dipende dall'aspetto: se è bello e ha successo negli studi è uno bravo, se è brutto è un secchione ) dava l'esame ed estendeva magicamente il suo voto agli altri del gruppo. Un tempo tanta gente si è laureata in questo modo.

E la famiglia? Dormiva della grossa ignara ed ignorante come il pediatra. A disastro avvenuto, quando Marco ha parlato di chirurgia estetica a papà e mammà è successo che costoro gli hanno paventato le sapienti mani di uno psicoterapeuta. Ma poi c'è finito lo stesso.

E' impressionante come le storie di coloro per i quali non è mai iniziata siano tragicamente simili. Le facce e i corpi idem. Non abbiamo ustioni, non ci ha avvolto il fuoco. Non abbiamo motivazioni, noi. Non ci aspetta nessuno, là fuori. Non c'è speranza, il tempo non cambia le cose, né cura, anzi accresce il rammarico e la disperazione.

Siamo ergastolani senza sbarre che ci contengano ma con sbarre invisibili fatte dalle nostre facce di merda. Conta una cosa sola nella vita, uno solo è lo scopo nella vita, uno solo ed è già contenuto nella domanda: " Qual'è lo Scopo della vita? ". Ma non di certo con prostitute o sex dolls, perché così non "inizia" mai.

Noi vorremmo vivere, ma non ci è dato e sappiamo chi ci impedisce di farlo e perché, per quali superficiali motivazioni. E abbiamo rabbia per questo. Due strade ci si stagliano dinnanzi: suicidarci o farla pagare a chi di dovere, a chi ci ha escluso, emarginato e bullizzato solo per la nostra faccia. Noi optiamo, opteremo per la Seconda opzione.

Fate tesoro di storie come quella di "Marco", delle sue memorie e domandate a voi stessi: è andata peggio, ha avuto più sfortuna un tale per cui è "finita" tra fiamme che lo hanno deturpato dopo che costui abbia però vissuto... O per chi non è mai iniziata e molto probabilmente mai inizierà? A voi la risposta.



P.S.: Inutile dire è meglio vivere una vita piena e normale fino a un momento, ad un incidente, che ti deturpi a vita o ti tolga del tutto il resto della tua vita ma aver "vissuto" -anche solo qualche anno dopo i 14 - che essere sano come un pesce, vivere 150 anni, ma essere sgradevole al punto di non poterla mai vivere la vita, di esserne " fuori " senza appello a meno di vincite o guadagni astronomici nonché miracoli da chirurgia estetica.




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[Modificato da GioRisi2 10/09/2019 01:59]
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