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Youssef Zaghba.


Correva il 3 giugno 2017 e nel ricettacolo per antonomasia dei fattacci terroristici degli anni '10, il Regno Unito, tre ragazzotti gettavano scompiglio sul London Bridge investendo col loro furgone chi passasse di là e, una volta scesi dal mezzo, dilettandosi ad accoltellare altri malcapitati. Portavano addosso delle false cinture esplosive. Dopo dieci minuti di caos la loro azione si concludeva con una deliziosa farcitura di piombo gentilmente fornitagli della celere Polizia londinese arrivata nei luoghi critici dopo appena 8 minuti, 8 morti e circa 50 feriti.

Cosa spinge ragazzi giovani ad azioni così stronze e balorde? La loro ideologia? No.

La risposta su cosa possa spingere a diventare terroristi viene più ragionevolmente dalle parole della nonna italiana di Youssef, Italo-marocchino cresciuto per di più nel modenese, la quale spiegò tutto quello che poteva non andare ( davvero ) in lui nella circonlocuzione turbata attorno allo sguardo del nipote. La gente, tanta gente, non ci arriva: pensa che dietro quello sguardo ci sia vera cattiveria, attribuita d'ufficio sulla base dell'esteriorità, pronta a sfociare nel mare della violenza. Ma, in realtà, è solo un bias causato dall'effetto alone. Quella è, solamente, semplice bruttezza. Il disagio che deriva dall'avere uno sguardo del genere può portare a prendere strade che mai si sarebbero prese. Tutto o quasi, nella vita, si gioca in un terreno dove il singolo può poco: il proprio aspetto. Se hai un certo sguardo cattivo, ciò non vuol dire automaticamente che tu lo sia. Ma puoi diventarlo se vieni trattato da cattivo. Effetto pigmalione.