Prefazione
Io sono sorto. Sono qui, da tempo. Ho un'inizio e una fine. Non vengo dal nulla ma dal materiale genetico di mio padre e mia madre, a loro volta sorti da materiale genetico che si Γ¨ combinato da un'unione carnale, vitale, che porta avanti il gioco della vita che perΓ² presuppone, contiene, ha come grave difetto la morte. A quell'unione tutti aneliamo, quell'unione Γ¨ ciΓ² che Γ¨ vita e rappresenta il nostro fine, ciΓ² che alla vita conferisce senso.
Io so che non tornerΓ² al nulla, la materia di cui sono fatto e sarΓ² fatto al momento della mia morte si riciclerΓ nell'Universo. Ma ciΓ² che io sento, ciΓ² che io sono dentro, il mio sguardo sull'universo temo non possa riciclarsi in alcun modo, non possa rimanere.
Ma io voglio rimanere. In qualche modo. Se non posso farlo tramite quell'unione che da vita ed Γ¨ vita, ci sarΓ un'altra via. Ma ogni idea di come fare per rimediare, di trovare un'altra maniera, soccombe dinnanzi al fantasma di quel mio mancato volo senza ali che secondo me saprebbe e dovrebbe dare la medesima gioia e libertΓ di uno sbattere le ali. ChissΓ com'Γ¨. So che quel volo Γ¨ sussurrato dall'istinto che vuole che si perpetri la vita, anche se sulla tua mano. E' la piΓΉ forte illusione di immortalitΓ se vogliamo. Egoisticamente sentiamo possa essere reale: in veritΓ produciamo solo un nuovo mortale.
So che altrettanta illusione Γ¨ lasciare qualcosa di altro. Se non Γ¨ possibile lasciare dei figli, qualcosa che possa andare oltre me. Un libro. Io lascio questo. E' la mia storia, Γ¨ la storia di quello che per me Γ¨ stata la vita. E ne parlo come chi ad essa ha assistito, tramite gli altri, da dietro un muro. Quel muro, prima degli altri che stanno oltre esso, me l'ha posto dinnanzi il Caso.
La colpa è sua. Gli altri si adeguano a ciò che il Caso ha prodotto. Lui ha agito nel buio profondo che stava nella caverna mentre nello stesso istante fuori dalla montagna c'erano i due leggiadri aironi che volavano. Che si sollazzavano. Mio padre e mia madre, belli, ma con delle macchie nei loro geni che potevano combinarsi male. Potevano combinarsi male, dico. C'era una remota possibilità . Che si è verificata. Quei geni, disgraziatamente, si sono combinati maluccio. Tutto ciò che non doveva manifestarsi, i supremi impedimenti alla felicità , si sono al momento giusto scolpiti nella materia, battendo i sogni meravigliosi che per gli altri sono quotidiana realtà , negando la vita e il suo fine, il suo senso. Precludendo l'amore. E' successo così. E io non ho scelto che accadesse questo.
Così nacque il pulcino, che crescendo sembrava potesse essere uno dei tanti aironi. Ne è venuto alla fine uno dei pochi corvi che gli aironi scacciano, beccano o semplicemente tengono lontano. Gli aironi seguono rotte e disegnano percorsi vertiginosi solcando lietamente il cielo là dove il corvo non può andare, non perché non abbia giuste ali ma perchè non ha belle ali.
Ma il corvo sa sempre dove volano gli aironi. Se li odiasse saprebbe dove trovarli. Il corvo prima li ammira, ma non sa che gli aironi vogliono la sua ammirazione. Si sente come loro, vola anche lui! Cosa c'Γ¨ che non va? Lui vuole volare come loro e con loro, ma appena sale in alto qualcosa non va. Non puΓ² stare lΓ , non Γ¨ airone! Se accade, prontamente i bei pennuti intimano verso il basso il loro alt ai corvi, al corvo spaurito e indifeso per primo.
Io sono uno dei quelli stoppati per primi, ma non ho minimamente paura. Sembro aver paura. Io non ho paura, semplicemente non ho difesa. Loro tengono in mano il mio destino, loro, gli eletti, sanno dove confinarmi se vogliono. E io non posso dire nulla, io sono incudine non martello, ma non perchΓ© lo sia davvero ma perchΓ© do l'idea di esserlo. CiΓ² che io sono dentro davvero non lo sapranno mai, forse nemmeno io. Gli aironi si basano su ciΓ² che vedono. Ma sanno dove mettermi se mi struggo di non poter volare davvero, loro hanno deciso per me, devo lavorare, devo consumare, devo sostenere il loro volo altissimo. Non sarΓ² piΓΉ neanche un corvo, ma un pollo che non vola, in gabbia, destinato allo spiedo.
Financo mi sarΓ negato anche il sopravvivere. Ai colloqui di lavoro scartano i brutti, pur validi. Quindi verrΓ² emarginato, rigettato, tutto per cancellare i miei geni errati con me. Non dovrΓ² avere nulla, si farΓ di tutto per non farmi sopravvivere solo perchΓ© il mio esistere puΓ² presentare lo spauracchio, il pericolo per la specie che mi riproducessi prima o poi perpetuando i miei geni nel tempo. Ne parlo al futuro ma in realtΓ tutto questo Γ¨ giΓ successo. E se Γ¨ successo, Γ¨ stato comunque colpa mia.
E' l'istinto primordiale degli aironi. Loro sono belli, ma basta essere anche semplicemente normali, quindi soggettivamente belli. Loro sono tanti, io sono nessuno, o sono dei pochi, pochissimi. Di default sono immondizia, solo per ciΓ² che si vede, per la precisione per colpa di poco voluminose o non armoniche ossa facciali. E' finita, peggio, non Γ¨ mai iniziata.
A meno che...